G. Doré, I poeti del Limbo |
"Or discendiam
qua giù nel cieco mondo,"
cominciò il poeta tutto smorto.
Io sarò primo e tu sarai secondo"...
Io sarò primo e tu sarai secondo"...
"Intanto voce fu per me udita:
"Onorate l'altissimo poeta;
l'ombra sua torna, ch'era dipartita"...
"Venimmo al piè d'un nobile castello,
sette volte cerchiato d'alte mura,
difeso intorno d'un bel fiumicello"...
Mentre parlano, i due poeti proseguono e si avvicinano a un punto del
Limbo in cui Dante vede una luce, tanto vivida da formare un semicerchio
luminoso. Dante si avvede subito che il luogo è abitato da anime
particolarmente virtuose: chiede spiegazioni a Virgilio, il quale
risponde che lì risiedono spiriti che hanno ottenuto una tale fama in
vita da meritare un grado di distinzione nell'Aldilà. Si sente poi
una voce, che invita a rendere onore a Virgilio che ritorna nel Limbo:
Dante vede quattro imponenti anime farsi avanti, che non sembrano tristi
né liete. Virgilio li presenta come Omero, che regge in mano una spada ed è come il re degli altri; Orazio, autore delle Satire; Ovidio, autore delle Metamorfosi e Lucano, autore del Bellum civile.
I quattro si trattengono un poco a parlare con Virgilio, poi si rivolgono amichevolemente a Dante; Virgilio sorride di ciò, come del fatto che Dante viene ammesso nel loro gruppo ed è sesto tra cotanto senno.
I quattro si trattengono un poco a parlare con Virgilio, poi si rivolgono amichevolemente a Dante; Virgilio sorride di ciò, come del fatto che Dante viene ammesso nel loro gruppo ed è sesto tra cotanto senno.
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